A scuola di mindset: parte tre


Oggi voglio fare un focus su Psico-cibernetica di Maxwell Maltz.

O meglio, non farò altro che riprendere gli appunti e le sottolineature.

Si parte dal cosiddetto meccanismo automatico per il successo.

Ma ancora prima dal concetto di successo, che Maltz associa alla capacità di settare e raggiungere un obiettivo.

Il meccanismo per il successo è come una sorta di “pilota automatico” che ognuno di noi si porta dentro e che ci guida verso i nostri obiettivi.

L’esempio per me più efficace per rappresentare questa teoria è quella del missile auto-guidato.

Il missile auto-guidato ha lo scopo di abbattere un target specifico.

Il missile, per funzionare, ha bisogno di una propulsione (ovvero deve “mettersi in moto”) e di un obiettivo definito.

Durante il suo tragitto il missile, in maniera automatica, ricerca continuamente feedback esterni per “capire” se è o meno nella traiettoria giusta per colpire il suo target: se non lo è, semplicemente avvia un’azione correttiva.

Ripeterà questa operazione continuamente finché non raggiungerà l’obiettivo.

Allo stesso modo, il nostro meccanismo automatico per il successo ha bisogno che iniziamo ad agire in maniera attiva verso un obiettivo specifico. Di conseguenza, in maniera automatica, troverà “la sua strada” verso l’obiettivo sperimentando e ricevendo feedback, positivi o negativi, dall’esterno.

Il meccanismo automatico si “nutre” delle nostre idee, credenze, interpretazioni e opinioni e le usa come feedback per capire se siamo o non siamo in traiettoria per il nostro obiettivo.

Meccanismo creativo:
Il meccanismo creativo è la capacità innata del nostro cervello di generare nuove idee, trovare soluzioni innovative ai problemi e produrre opere originali in vari ambiti come arte, scienza, letteratura e tecnologia. È strettamente legato alla nostra immaginazione, curiosità e intuito. Il meccanismo creativo ci permette di pensare “fuori dagli schemi” e di superare ostacoli in modo non convenzionale.

L’ingranaggio che mette in moto il meccanismo automatico può eseguire un solo lavoro per volta.

Dovremo solo “lasciarlo agire”, notare e ricordare i feedback positivi e dimenticare il prima possibile quelli negativi.

Rilassarsi è un modo semplice ed efficace per lasciar scivolar via i feedback negativi.

Fai piani a lungo termine ma vivi nel presente: vivere creativamente significa rispondere e reagire spontaneamente all’ambiente.

“Quali oggetti, suoni, odori di cui non ti accorgi esistono in questo istante intorno a te?”

Se sei teso, domandati: “A cosa devo reagire in questo momento? C’è qualcosa che posso fare in merito?”

Se ci sentiamo colpevoli per il fallimento – feedback negativo – e continuiamo a rimproverarci per questo, l’errore stesso viene “registrato” come scopo nel nostro inconscio, condannandoci a ripeterlo.

La critica continua dei passati sbagli tende a far perdurare il comportamento che volete cambiare.

Per la cibernetica siamo una macchina automatica volta a un fine, che guida il suo cammino verso un bersaglio attraverso dati di reazioni e dati già assimilati, e che automaticamente fa le dovute correzioni quando è necessario.

Il nostro fine è trovare l’io reale e porre le immagini mentali di noi stessi più in linea con gli oggetti che esse rappresentano.

Quando volontà e immaginazione si trovano in conflitto, l’immaginazione vince invariabilmente la battaglia.

L’ipnosi è forse il livello massimo con cui è essere alterata a comando l’immagine che si ha di noi stessi.

Un campione di sollevamento pesi viene ipnotizzato e indotto a credere di non poter sollevare una penna: questo contrae effettivamente i muscoli con uno sforzo di volontà, ma contestualmente l’idea di non potercela fare provoca la contrazione dei muscoli contrari.

Dobbiamo “disipnotizzarci” da tutte le idee depotenzianti e negative come “non posso”, “non sono degno”, “non me lo merito”.

Dentro di noi esiste la capacità e l’energia di fare ciò che è necessario.

Come si comanda il meccanismo automatico?

Il “pensiero cosciente” è il fulcro di controllo della macchina dell’inconscio: questo seleziona gli scopi, raccoglie dati, arriva a conclusioni, esegue calcoli e mette in moto le ruote. Non è però responsabile dei risultati: devi lasciare che questi arrivino da sé.

La riflessione e l’ossessione per i risultati inibiscono la libera espressione del meccanismo automatico, che è ciò che porta i risultati.

Questi andrebbero usati solo quando è necessario prendere decisioni, ma dopo aver identificato il problema, analizzato i dati, immaginato e desiderato il risultato obiettivo, dovremo lasciare che il meccanismo inconscio faccia il resto e produca i risultati.

Il grande musicista è tale solo quando può suonare senza doversi concentrare consciamente sull’atto dell’esecuzione e si lascia guidare dall’inconscio meccanismo dell’abitudine.

Non a caso le grandi scoperte sono tutte frutto di “lampi improvvisi di intuizioni” o nate in momenti di svago o fuori dal contesto originale della ricerca.

Le idee possono solo essere sovrascritte da altre idee, non dalla volontà.

Per poter cambiare un’idea, un’opinione, un comportamento devi creare un’immagine di ciò che vorresti essere e ciò che vorresti avere, partire dal presupposto che questi obiettivi sono effettivamente realizzabili e provare un forte desiderio di ottenerlo.

Il meccanismo funziona anche al contrario: quando ci preoccupiamo, per esempio, non facciamo altro che creare un’immagine di un avvenimento futuro negativo, questo ci procurerà quelle stesse sensazioni che proveremmo nel futuro nel presente.

Per lo stesso motivo, dobbiamo immaginarci raggiungere il successo, così da generare sensazioni positive nel presente.

Decidi ciò che vuoi, non ciò che non vuoi.

Senso di inferiorità

Quando giudichiamo noi stessi con la scala di qualche altro individuo, nascono i complessi di inferiorità.

Questi non nascono dai fatti o dalle esperienze, ma dalle conclusioni riguardo ai fatti e dalla valutazione delle esperienze.

Chi si sente inferiore sbaglia due volte perché sarà costretto a lottare per la superiorità, condannandosi all’infelicità.

La soluzione è smettere di paragonarsi agli altri: non siamo superiori, non siamo inferiori, siamo unici.

Agire

Il nostro agire o non agire sono conseguenze dell’immaginazione e non della volontà.

Inoltre, il nostro sistema nervoso non è in grado di distinguere un’esperienza “reale” da una semplicemente immaginata.

Agiamo e sentiamo l’ambiente non in maniera “oggettiva” ma secondo l’immagine che la nostra mene se ne è fatta.

Le nostre azioni, i nostri sentimenti e il nostro comportamento sono il risultato delle nostre immagini e credenze.

Felicità

La felicità è uno stato mentale in cui abbiamo pensieri piacevoli per la maggior parte del tempo.

Se aspetti di “meritare” di avere pensieri gradevoli potresti attendere anche tutta la vita: la felicità non è la ricompensa alla virtù.

Nessun giorno e nessuna circostanza sono mai “buoni” al 100 per cento: è questione di scelta, di attenzione e di decisione.

La felicità non sta nel futuro ma nel presente.

La felicità è un’abitudine che non deve essere condizionata alla soluzione di un problema esterno.

Dovremmo immagazzinare i momenti di felicità e riviverli con l’immaginazione nei momenti di crisi.

Abitudini

Il nostro comportamento, i nostri sentimenti e le nostre reazioni sono per il 95 per cento abituali.

La nostra immagine dell’io e le nostre abitudini, quasi sempre procedono insieme; cambiane una e l’altra cambierà automaticamente.

Devi fare pratica in continuazione fino a quando il nuovo comportamento non è completamente assimilato.

L’immagine del successo

La personalità del tipo Successo è composta di:

  1. Avere una direzione

Siamo fatti per conquistare l’ambiente, per risolvere problemi, raggiungere scopi, e non possiamo essere né soddisfatti né felici nella vita, senza ostacoli da superare e mete da raggiungere.

Sii sempre proteso verso il futuro, non girato verso al passato.

2. Compresione

Credere che una persona, anche se ha sbagliato, abbia agito in buona fede può giovare al miglioramento dei rapporti umani.

Se hai subito un torto, prova a chiederti “come la vede lui? Come interpreta questa situazione? Cosa sente riguardo a ciò?”

Non ha importanza chi è nel giusto ma cosa è giusto.

3. Coraggio

Solo attraverso l’azione gli scopi, i desideri e le opinioni possono tramutarsi in realtà: ogni singolo giorno devi avere coraggio di rischiare di sbagliare, di rischiare di fallire e di essere umiliati.

Il meccanismo automatico non può correggerti se non ti muovi, se non agisci.

Lo scommettitore è colui che non vuole assumere un rischio su se stesso e deve scommettere su qualcos’altro.

4. Amore per il prossimo

Smetti di condannare mentalmente gli altri, di giudicarli, di biasimarli e odiarli per i loro errori.

Avrai un’immagine migliore e più esatta di te.

Prova piuttosto ad empatizzare con gli altri, capire cosa sentono e desiderano.

5. Stima

6. Fiducia in se stessi

La fiducia è costruita sull’esperienza del successo.

Comincia gradualmente, parti con lo sperimentare i piccoli successi quotidiani.

Abituati a ricordare e rivivere mentalmente i successi passati.

Al contrario, abituati a dimenticare i fallimenti: usa gli errori come una via per imparare, ma poi non pensarci più.

7. Sapersi accettare come si è

La personalità è uno strumento.

Accettati come sei, con tutte le tue imperfezioni è perché sei il solo mezzo di cui disponi.

Nessuno, durante tutta una vita, può riuscire a mettere in pratica tutte le doti che in potenza esistono.

L’immagine del fallimento

1. Frustrazione

La frustrazione è un senso di rabbia che nasce quando uno scopo di grande importanza si dimostra irrealizzabile, o quando un grande desiderio viene ostacolato.

Non tutti i desideri possono essere immediatamente soddisfatti.

La perfezione non è necessaria.

Devi imparare a sopportare qualche delusione senza arrabbiarti.

2. Aggressività

Dobbiamo cercare di superare i problemi con aggressività.

Tuttavia, quando noi siamo bloccati o delusi nel raggiungimento del nostro scopo, l’energia emotiva viene bloccata nella ricerca di una via di uscita e diviene una forza distruttiva.

Il miglior modo di sfogare l’aggressività è indirizzarla verso qualche scopo: il lavoro rimane sempre la migliore terapia.

La risposta all’aggressività non è sradicarla ma analizzarla e fornirle canali adatti e adeguati per la sua espressione.

L’aggressività mal diretta è un tentativo di colpire un bersaglio attaccando violentemente tutti gli altri.

Ogni genere di esercizio fisico è eccellente per eliminare il sentimento di aggressività.

3. Mancanza di sicurezza

L’uomo mantiene il proprio equilibrio e senso di sicurezza solo se ha un determinato scopo da raggiungere per cui mette all’opera tutta la sua energia.

Quando pensi di aver raggiunto lo scopo, diventi statico e perdi quella sicurezza e l’equilibrio.

4. Senso di solitudine

La solitudine è un mezzo per proteggere il nostro io idealizzato contro l’esposizione agli urti e alle umiliazioni.

L’individuo solitario diviene un recluso sociale.

Facendo ciò l’uomo rende inaccessibile una delle vie che ha per ritrovare se stesso e che consiste nell’annullare se stesso.

5. Incertezza

L’incertezza è un modo per evitare gli errori e la responsabilità.

Sbagliare produce indicibili orrori per la persona che tenta di credersi perfetta: se dovesse errare una sola volta tutta l’immagine del suo perfetto e potente io andrebbe in frantumi.

Nessuno può essere sempre nel giusto.

Le grandi personalità sbagliano e ammettono i loro errori, è il mediocre che ha paura di ammettere di aver sbagliato.

6. Risentimento

Quando la personalità di tipo Fallimento cerca un capro espiatorio o una scusa per il suo insuccesso spesso li trova nella società, nel sistema, nella vita, nel caso.

Si risente del successo e della felicità degli altri perché questa è per lui una prova che la vita lo ha defraudato e che non viene trattato giustamente.

Il risentimento è il tentativo di rendere il nostro personale fallimento accettabile spiegandolo in termini di ingiustizia e di parzialità di trattamento.

Il risentimento è un mezzo che serve a farci sentire importanti.

Molti provano una soddisfazione perversa nel sentirsi vittime: la vittima di un’ingiustizia è moralmente superiore a chine ne è stato la causa.

Egli cerca di dimostrare il suo caso di fronte al tribunale della vita, ma non potrà vincere perché cerca di fare l’impossibile, ovvero cambiare il passato.

Il risentimento diventa presto un’abitudine emotiva, ci si immedesima nel ruolo della vittima.

Il risentimento abituale porta all’autocommiserazione e alla ricerca ansiosa e continua delle ingiustizie: arrivano a sentiris bene solo quando sono oggetto di torti.

Nessuno ti deve niente, sei te che devi perseguire i tuoi scopi, se tu responsabile del tuo successo e della tua felicità.

7. Senso di vuoto

Lottare per un successo fittizio per compiacere gli altri, produce una soddisfazione fittizia: un senso di vuoto.

La vita diventa degna di essere vissuta quando hai uno scopo degno di essere raggiunto.

La persona che è attivamente impegnata in una lotta per uno scopo, non arriva mai a filosofie pessimistiche riguardo alla senso della vita.

Proviamo gioia e soddisfazione quando scegliamo uno scopo per cui valga la pena lottare e che sia degno di essere raggiunto.

Talvolta l’uomo si sente colpevole, insicuro e ansioso quando si accorge di aver avuto successo (sindrome del successo).

Il vero successo non danneggia nessuno.

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