A scuola di Mindset – parte due


Hai capito che per raggiungere un obiettivo ambizioso, che non hai mai raggiunto, il tuo focus deve essere prima di tutto rivolto al modificare l’immagine che hai di te stesso.

E ora entriamo nel merito: come si fa?

Partiamo da un concetto: le azioni che compi quotidianamente giocano un ruolo fondamentale per la definizione dell’immagine di te, sia perché queste sono il mezzo per ottenere i risultati e i risultati sono ciò che più ti definiscono, sia perché la ripetizione di un’azione ti rende automaticamente il tipo di persona che fa quell’azione.

Ancora, non è una supercazzola. Facciamo un esempio semplice.

Se ogni giorno vai a correre, per te stesso – e magari anche per gli altri – diventi il tipo di persona che corre. Piuttosto lineare.

Come hai capito però il 95% delle tue azioni è di tipo automatico.

Le tue abitudini ti definiscono e disegnano l’immagine che hai di te.

E qui entra in gioco un altro libro veramente interessante, si tratta di Atomic Habits di James Clear.

In questo libro l’autore cerca di elaborare un metodo scientifico per innescare o disinnescarne un’abitudine attraverso l’attuazione di piccole azioni che, perpetrate nel tempo, creeranno un “interesse composto” sui risultati, ovvero un impatto esponenziale nel tempo.

Ogni abitudine è in qualche misura una risposta ai nostri desideri ancestrali:

  • Conservare energia
  • Ottenere acqua e cibo
  • Trovare amore e riprodurci
  • Connetterci e legarci agli altri
  • Ottenere approvazione sociale
  • Ridurre l’incertezza
  • Ottenere status e prestigio

Le abitudini possono essere identificate come dei “feedback loop” di quattro step in successione:

  1. Stimolo (cue)
  2. Desiderio (craving)
  3. Risposta (response)
  4. Ricompensa (reward)

Su questi step identifica quattro “leggi” per la creazione di un’abitudine:

1. Rendi lo stimolo ovvio

Le ancore più forte che legano le nostre abitudini sono il tempo e il luogo.

Da qui il primo hack per rendere uno stimolo ovvio: se vuoi innescare una nuova abitudine comincia a dedicargli un luogo e un orario specifico.

La formula è: “Farò [nuovo comportamento] alle [orario] in [luogo]”.

Il secondo hack, ancora più semplice, è legare la nuovo comportamento ad un’abitudine che già abbiamo (Habit stacking).

La formula è: “Dopo che [abitudine attuale], farò [nuova abitudine]”.

Sì, la motivazione è sopravvalutata.

L’autocontrollo è una strategia a breve termine che non può durare nel tempo.

È stato più volte dimostrato quanto piuttosto l’ambiente giochi un ruolo fondamentale sui comportamenti e le abitudini.

Esempi eclatante, durante la guerra in Vietnam molti soldati al fronte sono stati trovati dipendendi dall’eroina. Tolti da quell’ambiente e rimpatriati, il 95% di loro non ha più assunto la sostanza.

Per rendere lo stimolo ovvio devi ripensare l’ambiente in modo che sia semplice e non comporti sforzo.

Vuoi migliorare con la chitarra? Comincia a metterla in un punto facilmente accessibile dove passi molto tempo durante la giornata.

Piano piano che eseguirai questo nuovo comportamento, l’ambiente tutto diventerà uno stimolo per innescarlo.

Per questo motivo, se vuoi innescare un nuovo comportamento è molto più facile farlo in un ambiente vergine perché non dovrai lottare che le altre abitudini che questo già ti induce.

Ovviamente vale anche il contrario: se vogliamo eliminare un comportamento dobbiamo rendere lo stimolo invisibile.

È più facile evitare una tentazione che resistergli.

2. Rendi lo stimolo attrattivo

Più uno stimolo è attrattivo più sarà facile trasformarlo in abitudine.

Uno stimolo è attrattivo quando lo associamo a sensazioni positive.

La dopamina è ciò che crea la motivazione e non è la ricompensa per un’azione che stimola la dopamina ma l’anticipazione della ricompensa.

La causa di un’abitudine è la “predizione” che lo precede e che guida verso una sensazione: vedo una teiera calda, non la tocco per paura di scottarmi.

Un semplice hack per rendere uno stimolo attrattivo è legare il nuovo comportamento ad un’azione che ci crea piacere.

La formula è: “Dopo che ho [nuova abitudine], farò [abitudine che mi dà piacere]”.

L’attrattività o meno di un comportamento è di base culturale: le persone che ci circondano e con le quali cresciamo determinano cosa è “cool” e cos a non lo è.

Il desiderio ancestrale di appartenere ad un gruppo ci spinge ad omologarci, indipendentemente dalla logicità di un comportamento.

Inconsciamente, preferiamo essere tutti nel torto piuttosto che aver ragione da soli.

In oltre, se un comportamento ci porta approvazione, rispetto o prestigio lo troveremo naturalmente più attrattivo.

Tendiamo tutti ad imitare il comportamento di tre categorie sociali:

  • Familiari e amici
  • Le masse (se un comportamento è attuato da un numero elevato di persone)
  • I potenti (se un comportamento è attuato da persone che riteniamo in uno status di prestigio)

Di conseguenza, un altro hack è quello di circondarsi di persone con le quali hai già qualcosa in comune ma dove la nuova abitudine che vuoi instillare è diffusa e “normale”.

Esempio: esiste negli Stati Uniti una palestra per nerd.

Al solito, possiamo usare questa regola al contrario: rendere lo stimolo non più attrattivo per disinnescare un’abitudine.

Evidenziare i benefici dell’interruzione di un cattivo comportamento lo rende non attrattivo.

3. Rendi la risposta semplice

“Migliore è nemico del buono”

La prima cosa che devi comprendere è che la pratica è la forma più efficace di apprendimento.

Un test molto interessante, eseguito su due gruppi di fotografi, ha dimostrato quanto la maggiore pratica porti in ogni caso ad una migliore qualità.

Nel test, una classe di studenti di fotografia è stata divisa in due gruppi: un gruppo, a fine anno, sarebbe stato valutato per la qualità degli scatti fatti, l’altro gruppo invece sulla base della quantità.

A fine anno scolastico, le migliori fotografia anche da un punto di vista qualitativo provenivano tutte dal secondo gruppo.

Il primo gruppo infatti ha impiegato la maggior parte del tempo a tentare di perfezionare un numero esiguo di scatti non collezionando così un numero sufficiente di esperienza che poi, a conti fatti, è ciò che determina un vero progresso nell’abilità.

L’abitudine è il processo attraverso cui un comportamento diventa progressivamente automatico (pensiero veloce) attraverso la ripetizione.

Può essere contro intuitivo ma non è tanto importante da quanto tempo pratichiamo un certo comportamento, questo diventerà un’abitudine in funzione del numero di volte che questo viene ripetuto.

Come ti ho già detto nella prima parte, l’essere umano è in qualche modo programmato per risparmiare energia e per ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo.

Per questo motivo è fondamentale facilitare l’implementazione di un comportamento, abbattere o ridurre le “frizioni” che queste comportano, disegnare un ambiente che lo renda facile ed immediato da fare.

Per contro, se vogliamo sbarazzarci di un’abitudine, possiamo renderla complicata: vuoi ridurre la quantità di tempo che passi davanti alla TV? Ogni volta che la spegni, stacca la spina. O riponi il telecomando in un posto scomodo da raggiungere.

Una semplice strategia per innescare un’abitudine è quella di ridurla inizialmente al solo tempo di 2 secondi.

Vuoi correre una maratona? Parti con innescare l’abitudine di metterti le scarpe da corsa (2 minuti), ogni giorno, nello stesso posto, alla stessa ora; quando sarà automatico, passa a camminare 10 minuti. Poi 30. E così via.

Parti col ritualizzare un comportamento, successivamente ti occuperai dell’ottimizzarlo.

4. Crea una ricompensa

Quando un comportamento ci restituisce soddisfazione siamo più inclini a ripeterlo e quindi trasformarlo in abitudine.

Il nostro cervello è programmato per favorire la ricompensa immediata rispetto a quella futura: questo deriva dal nostro istinto primitivo, dove saper cogliere le opportunità all’istante o fuggire da un pericolo equivalevano a sopravvivere o morire.

Tendiamo a ripetere ciò che genera una ricompensa immediata ed evitare ciò che crea una punizione immediata.

Tuttavia oggi è dimostrato quanto assecondare questo tipo di comportamento sia sia sbagliato; alla base di ogni tipo di successo c’è la scelta di sfavorire un vantaggio immediato per favorire una ricompensa futura.

Se mangio un vasetto di nutella, probabilmente non avrò conseguenze nell’immediato, anzi otterrò un gran godimento. Ma ripetere questo comportamento mi porterà a seri danni nel futuro.

Al contrario, allenarmi oggi mi costerà fatica e non mi produrrà alcun tipo di beneficio immediato, ma ripetendo questa abitudine mi porterà un vantaggio significativo in futuro.

L’hack in questo caso è quello di creare delle piccole ricompense subito dopo l’azione che vogliamo trasformare in abitudine: in questo modo il nostro cervello sarà più incline ad associare quell’azione ad una ricompensa e quindi a ripeterla.

Tenere traccia dei progressi è uno dei modi più semplici ed efficaci per ottenere soddisfazione immediata. Aiutati con la tecnologia o con un semplice calendario e spunta ogni volta che riesci a fare un passo nella direzione che hai scelto.

E poi una regola: non saltare mai due volte di fila un’abitudine.

Può capitare di dover saltare un comportamento, per qualsiasi motivo. Il giorno successivo, ritorna in pista. Anche se in maniera blanda.

L’importante è non spezzare la catena e continuare a comunicare a te stesso che sei il tipo di persona che pratica abitualmente quel comportamento.

Può aiutarti prendere un impegno, verbale o scritto, con una persona che stimi.

Dichiarare che farai una determinata cosa renderà più doloroso il non farla e di conseguenza più facile rimanere fedele alle tue abitudini. Sapere che qualcuno ti sta osservando può essere una forte leva motivazionale.

Aitudini e talento

Questo è un tema spinoso.

L’evidenza dice che tanto più un comportamento ci viene in qualche modo facile, tanto più questo procurerà soddisfazione a basso costo, tanto più saremo portati a ripetere questo comportamento e quindi ad eccellere.

Ognuno di noi ha una componente genetica che favorisce o sfavorisce certi tipi di comportamento: è nostro compito capire quali sono queste aree e mettere il focus su quelle.

L’autore identifica 5 stereotipi genetici:

  1. Aperti all’esperienze (dal curioso innovatore fino al cauto conservatore)
  2. Coscienziosi (dall’organizzato efficiente allo spontaneo che vive alla giornata)
  3. Estroverso (dall’energico espansivo al solitario riservato)
  4. Piacevole (dall’amichevole e compassionevole allo sfidante distaccato)
  5. Nevrotico (dall’ansioso e sensibile al calmo e stabile)

L’esercizio da fare per capire qual’è il nostro “terreno ideale” per coltivare un’abitudine è porsi le seguenti domande:

  • Cos’è per me divertente che non lo è per gli altri?
  • Cosa mi fa perdere la concezione del tempo?
  • Dove ottengo risultati migliori della media delle altre persone?
  • Cosa mi viene naturale?

Lo stimolo ideale per generare motivazione è quando il nostro obiettivo è poco al di sopra dei nostri standard: non troppo più in alto da risultare irraggiungibili né paritetiche o peggio inferiori da creare noia.

Non diventare rigido, mantieni la tua identità piccola

Il vantaggio delle abitudini è che contribuiscono a forgiare la nostra identità.

Lo svantaggio delle abitudini è che contribuiscono a forgiare la nostra identità.

Più un’abitudine sarà consolidata e più sarà legata alla tua identità.

Più un’abitudine rappresenta la tua identità meno sarai disposto a metterla in discussione, a migliorarla, ad accettare critiche.

Pensa a chi si rifiuta di innovare perché “si è sempre fatto così”.

In oltre, in caso per un qualsiasi motivo sia necessario un forzoso abbandonare una certa abitudine, se questa è legata a doppio filo con la nostra identità sarà un po’ come dover morire.

Come evitare questo?

Astrai la tua identità dall’abitudine specifica.

“Sono CEO” deve diventare “sono il tipo di persona che costruisce e crea cose”.

M